Savigliano è una antica cittadina del cuneese con una ricca tradizione storica. È nota agli appassionati di ferrovia per le sue officine, fondate nel 1800 e divenute famosissime in Italia e all'estero grazie al Pendolino.
La piazza principale Savigliano è dedicata al suo più illustre cittadino, l'eroe risorgimentale Santorre di Santarosa. È fiancheggiata su due lati da antiche case (alcune delle quali in stile gotico), e chiusa da un imponente arco rinascimentale.
Visitata la città, è ora di passare al Museo Ferroviario.
La sede del Museo Ferroviario Piemontese si trova a sud-est dell'abitato, sul bivio tra la Savigliano-Saluzzo e la Torino-Savona. Nella foto, una Aln 663 diretta a Saluzzo si lascia alle spalle il fascio di binari del museo, affollato di materiale in attesa di restauro.
Il cuore del museo è costituito da una rotonda in parte coperta, di nuova costruzione, sotto la quale alloggia il materiale già restaurato e quello in lavorazione. In primo piano si nota la grande piattaforma girevole ad aria compressa.
La locomotiva trifase E431.027, splendidamente restaurata dalle officine di Vado Ligure è sicuramente una delle maggiori attrazioni del museo. Si tratta dell'unico esemplare conservato in Italia di questo gruppo.
I due motori asincroni della E431 trasmettevano il moto alle ruote attraverso una biella triangolare.
L'epoca del trifase, che proprio in queste zone conobbe la massima diffusione, è ricordata anche dalla piccola E554.174, classica locomotiva per linee di valico.
La curiosa ruota a raggi di un carro merci di fine ottocento, appartenuto alla Ferrova Torino-Ceres.
La 422.009, locomotiva austriaca ceduta all'Italia come compensazione dei danni alla fine della prima guerra mondiale.
Si lavora al restauro del carro spazzaneve Vnx 806.221, derivato dalla locomotiva trifase E550.173; sullo sfondo si intravvede una carrozza Corbellini derivata da una Centoporte, anch'essa in lavorazione. Le Corbellini e i Vnx sono due esempi di rotabili ricostruiti sul telaio di mezzi dismessi, una prassi piuttosto comune fino a qualche decennio fa.
I binari scoperti della rotonda sono affollati da mezzi in vario stato di conservazione. Da sinistra a destra possiamo vedere: una carrozza Centoporte, un carro merci a due assi su cui sono posati i pantografi trifase delle ALe 840 bicorrente, una ottocentesca carrozza in legno delle FTN, un locomotore diesel da manovra di fabbricazione tedesca, giunto in Italia al seguito della Wermacht, un bagagliaio ed infine una E626 appartenuta alla Satti.
Oltre alla rotonda, sono visitabili due binari tronchi. Sul primo sono conservate numerose carrozze di fabbricazione tedesca, molte delle quali acquistate dalla Satti negli anni ottanta; sul secondo uno dei pezzi forti del museo: l'unico prototipo delle pendolino diesel ATR 410.
Lo sfortunato prototipo ATR 410, un pendolino a trazione diesel che avrebbe dovuto assicurare servizi rapidi anche sulle linee non elettrificate.
Accompagnati da un volontario del museo, ci incamminiamo tra i fasci di binari, alla ricerca di reperti del nostro passato ferroviario.
Prototipo di carrello per l'EuroTunnel, di produzione Fiat; sullo sfondo un carro botte per il trasporto di olio minerale.
Un curioso carro cellulare per il trasporto dei detenuti. Notare la mancanza di intercomunicanti e le sbarre alle finestre. Queste carrozze erano messe in composizione a treni ordinari, finché un assalto a mano armata convinse le FS ad istituire treni speciali per i detenuti, onde evitare di mettere a repentaglio la vita dei comuni passeggeri.
I massicci locomotori diesel D341 vennero utilizzati dalla Satti negli anni ottanta, dopo la dieselizzazione della linea Torino-Ceres. Al museo ne sono conservati diversi esemplari.
Il poderoso motore asincrono di una locomotiva trifase giace incredibilmente abbandonato tra sterpaglie e rottami. Si può vedere lo statore, con i morsetti degli avvolgimenti ed il rotore, di tipo avvolto e con i contatti per il collegamento in cascata. Sullo sfondo la E432.031, appartente all'ultimo e più perfezionato gruppo di locomotive trifase veloci. Nonostante sia una delle sole due superstiti del suo gruppo, staziona in un angolo sperduto del museo, lontano dagli occhi dei visitatori, in condizioni di conservazione alquanto precarie.
Pali di elettrificazione della linea Torino-Savona, risalenti ai tempi del trifase e rimasti in opera fino a pochi anni fa; sullo sfondo un segnale ad ala, ed una fila di rotabili storici con in testa la E432. Sulla destra una Corbellini.
La malconcia "ocarina" ALe 781.005, ultimo esemplare di questo glorioso gruppo. Viste le attuali condizioni, il suo restauro si presenta estremamente difficile.
Un tempo comunissimi, gli E428 sono ormai una rarità: ecco il 131, uno dei tre soli esemplari superstiti della seconda serie.
Nel museo sono presenti diverse E626 (ne ho contate almeno tre), tra cui la nº 386 che qui vediamo in foto. Sulla destra si notano le sale di una locomotiva a vapore o trifase, e, in lontananza, un enorme deposito di carrelli.
In conclusione, la collezione del museo è senz'altro di prim'ordine; per quanto riguarda il trifase, rivaleggia con Pietrarsa e il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, ma anche il vapore è degno di nota, con autentiche rarità come la 422 e le locomotive della FTN. Purtroppo moltissimi rotabili sono ancora da restaurare: locomotive elettriche degli anni Trenta, i locomotori Diesel, la ricca collezione di carrozze, che spazia da fine ottocento agli anni Cinquanta.
Gli ambienti coperti del museo sono piuttosto limitati, ed andrebbero senz'altro ampliati per accogliere e valorizzare non solo i rotabili, ma anche quell'immenso patrimonio di componenti che oggi sono lasciati all'aperto: motori di trazione, carrelli, sale, pantografi...
Bisogna anche dire che è ammirevole l'impegno e l'entusiasmo con cui i volontari seguono i visitatori.
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