Un nutrito gruppo di rotabili storici in livrea castano e isabella al Porte Aperte del Museo Nazionale dei Trasporti di La Spezia. Da sinistra a destra: E428.226, E645.023, E428.014, DUI 97035.
Nei giorni 4 e 5 giugno 2011 il Museo Nazionale dei Trasporti (MNT) e l'Associazione Treni Storici Liguria (ATSL) hanno organizzato un porte aperte alla ex Squadra Rialzo di La Spezia Centrale, sede della sezione ferroviaria del museo. Moltissimi i mezzi esposti, con una forte preponderanza di locomotive elettriche. Non mancavano però esemplari notevoli di locomotive a vapore, tra cui la 743.301.
Panoramica del piazzale della ex Squadra Rialzo di La Spezia, con le locomotive esposte durante la due giorni di porte aperte.
Le locomotive a vapore presenti all'evento erano quattro: la 743.301, la 940.050, anche se non mancavano e due macchine da manovra, la 835.053 e la Krauss 6240.
La linea inconfondibile della 743.301 del MNT. Sul fianco si nota uno dei due pre-riscaldatori Franco-Crosti. Questi dispositivi sfruttavano il calore residuo dei gas di scarico per riscaldare l'acqua a monte della caldaia, migliorando efficienza termodinamica della macchina.
Come si evince dalla targa sul duomo, la 743.301 venne costruita dalla famosa fabbrica Nicola Romeo di Saronno, che sarebbe successivamente confluita nell'Alfa Romeo. La locomotiva apparteneva originariamente al gruppo 740, privo di pre-riscaldatori; questi ultimi vennero installati a partire dagli anni trenta.
Altrettanto interessante la presenza della 940.050, purtroppo esposta in rimessa e quindi un po' meno fotografabile. La 940.050 è una locotender, ossia una macchina a vapore in cui le riserve d'acqua e di carbone sono trasportate dalla locomotiva stessa anziché da un apposito tender. In questo modo era possibile rendere la macchina reversibile, ossia in grado di marciare indifferentemente avanti o indietro.
La 940.050. Sul fianco spiccano le grosse casse d'acqua; da notare anche l'asse portante posteriore, che rende il rodiggio simmetrico e consente una perfetta bidirezionalità.
A completare la panoramica sulle macchine a vapore, la piccola 835.053 e una ancor più piccola locomotiva da manovra Krauss in restauro.
Gli anni Trenta segnarono l'inizio della massiccia elettrificazione in corrente continua della nostra rete ferroviaria. Le locomotive elettriche dell'epoca, spartane e robuste, avrebbero costituito il nerbo del parco macchine delle FS nei decenni successivi.
Le locomotive del gruppo E428 erano il fiore all'occhiello delle FS ai tempi del Fascismo. Queste macchine avevano una potenza di 3700 cavalli e raggiungevano i 130 all'ora, velocità molto alta per l'epoca. Sono a tutt'oggi le locomotive elettriche più grandi e pesanti mai usate dalle FS.
Il porte Aperte del 2011 ha offerto l'opportunità più unica che rara di ammirare tutte e tre le E428 allora funzionanti: due della prima serie (014, 058) ed una di terza (226). In quel momento infatti non era stato ancora ultimato il restauro della E428.202 ad opera delle OGR di Verona.
Particolare di una asse motorizzato della E428.058. Ogni asse era azionato da due motori, che trasmettevano il moto mediante ingranaggi ad un albero cavo (il cerchio scuro che si intravvede dietro i raggi della ruota). Sono ben visibili tre dei sei tamponi in gomma che collegavano l'asse cavo alla ruota, garantendo la necessaria elasticità della trasmissione.
La E428.226 appartenente terza serie. Gli avancorpi che caratterizzavano la prima serie sono sostituiti da un profilo aerodinamico. Da notare anche il carrello portante, sostituito negli anni Sessanta con uno più moderno.
A completare il quadro non potevano mancare le E626, autentiche pietre miliari nella storia dell'elettrificazione ferroviaria italiana. Questo gruppo fu il primo progettato per il sistema a 3000V in corrente continua, e segna una netta cesura rispetto alle precedenti locomotive elettriche trifasi.
A rappresentarle al La Spezia c'erano la 294, perfettamente restaurata, e la 089, in condizioni di conservazione assai peggiori ma comunque interessante per la presenza delle prese d'aria originali.
Il banco della E626.294. Si vedono bene il rubinetto del moderabile, la leva del freno continuo, il maniglione di esclusione del reostato e combinazione motori, la leva di inversione marcia, la ripetizione segnali e il quadro di controllo dei circuiti.
La cabina alta tensione della E626.294. In alto a destra e sinistra si notano gli elementi in ghisa del reostato. In basso a sinistra i contattori.
La ferroviaria italiana era, e per molti aspetti è ancora caratterizzata da forti vincoli infrastrutturali: numerose sono le linee di montagna, con forti pendenze, raggi di curvatura stretti e sagome limite ridotte. Inoltre, specie prima della ricostruzione post-bellica, erano moltissimi i tratti armati con rotaie leggere.
La progettazione delle locomotive non poteva non tenere conto di questi aspetti: servivano mezzi potenti, con basso peso assiale, ma con un rodiggio sufficientemente elastico da non aggredire l'armamento. Le locomotive articolate del gruppo E636, progettate alla fine degli anni Trenta, furono probabilmente le prime a centrare tutti e tre questi obiettivi. A La Spezia era presente la E636.265, locomotiva in asset storico assegnata al deposito di S. Stefano di Magra.
La E636.265, con la caratteristica cabina poliedrica; si nota anche la struttura articolata della cassa, con il mantice a metà locomotiva.
Il progetto delle E636, risalente alla fine degli anni Trenta, era talmente ben riuscito che queste locomotive vennero prodotte fino agli anni Sessanta. Come si vede, la 265 risale al 1961. La marcatura 21/65 si riferisce al rapporto di trasmissione.
Le E645 nacquero negli anni Cinquanta come versione potenziata delle E636, con l'obiettivo di rimpiazzare gradualmente le vecchie E428. Riprendevano in toto l'impostazione meccanica delle E636, ma i motori di trazione passavano da sei a dodici, per una potenza oraria di 5800 cavalli. A La Spezia era presente un esemplare di prima serie, la E645.023, anch'essa proveniente da S. Stefano di Magra.
La E645.023 del 1959. Da notare la cabina poliedrica simile a quella delle E636, una caratteristica delle E645 di prima serie. Interessante il fregio frontale pentagonale anch'esso presente solo sugli esemplari di prima serie. Le prese d'aria laterali risalgono invece ad un periodo successivo.
Dettaglio del complesso giunto sferico che articola le due semicasse ed il carrello centrale della E645.023.
Il Museo Nazionale dei Trasporti ha una piccola ma interessante collezione di automotori da manovra. La più caratteristica tra queste è sicuramente la tedesca Kö 4705, costruita dalla ditta Deutz nel 1934. La sigla Kö sta per "Kleinlokomotive Öl", letteralmente "Mini-locomotiva a nafta", ed identifica diversi modelli di mezzi da manovra costruiti per le ferrovie tedesche a partire dagli anni Trenta.
La Kö 4705. Come si nota questo mezzo aveva un'altezza estremamente bassa, in modo da poter essere trasportato su carri.
Tipicamente italiana invece la "sogliola" ABL 4703 della Badoni. Altri mezzi da manovra sono l'automotore Deutz 55438 del 1952, ed una singolare locomotiva ad accumulatori del TIBB.
Marcatura della sogliola ABL 4703. Questi automotori erano caratterizzati da una cassa cortissima, che facilitava le manovre in spazi ristretti.
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